venerdì 4 dicembre 2015

Parity rate abolita - parte 3. Di chi è il cadavere nel fiume?

E' finalmente ora di trarre le conclusioni. Di chi è questo benedetto cadavere, di cui si sta aspettando il passaggio nel fiume, dopo l'abolizione della parity rate in Italia, che ha generato una serie di reazioni contrastanti da parte delle OTA e dei loro partner, gli alberghi? [per leggere la storia completa vi rimando alla PARTE 1 ed alla PARTE 2]
  • Degli alberghi? No: chi vuole continuare a lavorare come prima lo fa, chi vuol cambiare, facendo le proprie valutazioni preventive, lo fa lo stesso. 
  • Delle OTA? No: hanno partner fedeli nei secoli dei secoli e sanno come farsi desiderare da quelli infedeli. Offrono dei servizi ai quali difficilmente qualcuno rinuncerà del tutto. 

Se c'è un cadavere, è quello dell'avidità, di entrambe le parti.

Non sarà più possibile, da parte delle OTA, pretendere le condizioni migliori, a fronte di commissioni decisamente alte, per ogni camera messa in vendita sui portali.
Sarebbe stato equo, a mio parere, chiederlo per un minimo allotment, in virtù dei servizi erogati (visibilità, traduzioni, assistenza - non priva di pecche comunque...-), ma così non è stato, per cui dovranno fare a meno della clausola vessatoria per tutte le camere adesso.
Nei fatti, chi ne ha bisogno continuerà a collaborare con loro, usando un utile strumento di promozione secondo le sue necessità, non il contrario. 

Gli alberghi, dal canto loro, dovranno imparare a collaborare con le OTA in maniera attiva. Arrivano dove gli albergatori non arrivano da soli: non avrebbe senso firmare contratti altrimenti...
Nessuno fa niente per niente: se nel loro fatturato rappresenti 0, non sarai visibile come il "casermone" che deve vendere 500 camere e ne dà 100 a ciascuno dei portali maggiori. Un investimento bisogna farlo, lo strumento è efficace e lo meritaNon si può avere tutto senza cedere nulla.

Questo, però, mi porta a riflettere su un'altra questione.

I risultati della ricerca vengono prodotti dal famoso algoritmo, che prende in esame diverse variabili per elaborare l'ordine finale delle strutture. Se sei a pagina 1 col pollicione e la lampadina, e non a pagina 857, c'è più di un motivo.

Poniamo il caso che soltanto alcune tipologie di strutture continuino a lavorare con le OTA come prima, mentre le altre, sentendosi più libere, inizino a sviluppare di più la vendita diretta, diventando "collaboratori meno importanti".
L'importanza del collaboratore è sicuramente una variabile in gioco nell'algoritmo di ordinamento dei risultati di ricerca. Le seconde verranno penalizzate, giustamente.

E se venisse così  a mancare una determinata tipologia di struttura nei risultati più rilevanti, quelli che si esaminano prima di sbuffare e lanciare il dispositivo con il quale si stanno consultando? Come cambierebbe la percezione di affidabilità dello strumento OTA, nell'immaginario dell'utente? Lo giudicherebbe ancora in grado di proporgli l'accoglienza più adatta alle sue esigenze?

Bella sfida, la cancellazione della parity rate. O bella "sfiga"? Magari il feticcio faceva comodo un po' a tutti, non bisognava ingegnarsi più di tanto, si arrivava fino alle colonne di Ercole della vendita e pace! Ad iniziare il nuovo viaggio sparando un "fatti non foste a viver come bruti" si rischia di concluderlo come in quello stesso XXVI canto dell'Inferno, "infin che 'l mar fu sovra noi richiuso". Questo vale per chiunque si sia imbarcato nell'avventura comune. Buona vendita!

Maleducati ossequi.
La Reception

Parity rate abolita - parte 2. Catastrofismi bilaterali. Ma veramente i grandi colossi hanno bisogno del supporto dal basso?

Nella parte 1  si parlava di cadaveri di nemici che si aspettano passare lungo il fiume.. 

Per adesso l'unico cadavere sicuro è quello della parity rate, al cui funerale hanno presenziato familiari devastati dal dolore, le OTA, con tanto di prefiche prezzolate di sostenitori acritici della clausola imprescindibile, di visioni catastrofiche e maledizioni. Aspettiamo che il Senato le conceda una pia sepoltura.

Ma di chi sarà il cadavere che passa lungo il fiume? 
Io sostengo che non sarà degli albergatori, che quelle sciagure che pronosticano le OTA le subiscono già da diverso tempo in regime di parity rate:
  • Guerra delle tariffe che tanto, con l'ansia di non incassare nulla, in molti hanno dovuto abbassare oltre il dovuto e per una percentuale di camere ben maggiore di quella vendibile a tariffa minima (prezzo, passatemi il termine, a "braghe calate" già al lordo delle commissioni);
  • Discriminazione dei clienti. Quelli discriminati erano i privati, che non potevano beneficiare ufficialmente di offerte speciali, offerte segrete, ecc. tranne in caso di contatto diretto, contando comunque che certe politiche di cancellazione non puoi applicarle a tutto l'albergo. A meno che tu non voglia correre il rischio di  trovarti a struttura vuota, senza una minima compensazione economica, a fronte di previsioni del tempo disastrose per il weekend alle porte e la settimana a venire... Ovviamente chi lavora con clienti a programmazione anticipata (gruppi e individuali stranieri che prenotano aereo e tutto il resto) e con chi viaggia per lavoro non ha di queste preoccupazioni..
Sarà dunque delle OTA il cadavere nel fiume? Onestamente, non credo nemmeno questo, anche se non concordo con chi dice che nella pratica non cambierà nulla. Dipende sempre dal tipo di struttura, dalla sua vocazione, dalla sua collocazione geografica e dal suo target di riferimento, in maniera primaria. 
A prescindere dal fatto che di questo aiuto nella vendita usufruiscono un po' tutti, c'è chi ne ha una necessità maggiore, per condizioni non mutabili o per politiche aziendali, e in questo caso ne farà lo stesso uso di prima. Per queste strutture non cambierà nulla nel loro rapporto con le OTA.

Già il corteo funebre può strapparsi meno capelli...

C'è poi chi ha una necessità minore di vendersi in maniera massiccia sulle OTA e potrà gestire la vendita in maniera diversa. Sempre se ne è in grado. Perché esistono anche quelli che non sanno più vendere il proprio albergo e dipendono completamente da questi canali online, perdendo molte vendite dirette.
Quindi... i partner fondamentali non li perderanno e tra quelli piccolo-medi continueranno ad averne ancora molti.

E quelli che impareranno a vendere, lasceranno del tutto i canali online? Sarebbe da pazzi...
Un giusto investimento in commissioni, per quella che di fatto diventa una campagna pubblicitaria online, anche proponendo alcune offerte vantaggiose per il cliente finale, va sempre messo in conto...
Ma giusto, non infinito.
Vendute le camere minime dell'accordo, a un prezzo basso perché conviene ad entrambe le parti (nessuno si iscrive ad un portale per essere invisibile), sarà anche normale che io scelga cosa fare con il resto delle camere, no?
Prezzo più basso, offerte, cancellazione senza penale a 48 ore dall'arrivo (cosa che comunque fa acquistare un senso a un sovrapprezzo rispetto alla vendita diretta con "caparra come negli anni 80"-come mi sono sentita dire quest'estate-), come ho scritto anche sopra, non sono applicabili a tutte le camere dell'albergo. E se ho un momento di stagnazione della vendita, dovrò pur muovere qualcosa senza dover "calare le braghe" su tutti i fronti. Perché, facendosi due conti, tra commissioni e offerte se ne va come minimo il 30% della tariffa e morire di lavoro per un fatturato che ti copre a malapena le spese, non è possibile.

Neanche è possibile approfittare della vostra gentile pazienza nel seguirmi in questo lungo ragionamento, mi faccio un po' prendere la mano nello scrivere...
Nel prossimo post troverete le mie conclusioni (è già pronto!)

Maleducati ossequi.

La Reception 


Censito e recensito. Il diritto all'oblio negato, a rischio la privacy del personale, controlli da migliorare e rapaci del marketing in agguato. Ancora su recensioni e portali.

Sembra aver scatenato un putiferio l'intervista rilasciata da  Roberto Peschiera (in breve: ispettore della Guida Michelin per oltre vent'anni, cofondatore di Hotel&Co, consulente e formatore) a Media Hotel Radio , web radio che si occupa di turismo e ospitalità e che offre spazio per esprimersi a professionisti di tutti gli avvisi, oltre ad offrire agli ascoltatori la possibilità di essere continuamente aggiornati, attraverso interviste a professionisti di alto livello e approfondimenti (aspetto con ansia che sia possibile riascoltare on demand tutto quello che per forza di cose non riesco a seguire...).

Di cosa si parlava nell'intervista? Ovviamente del più famoso portale di recensioni, Tripadvisor.

Che Tripadvisor divida l'opinione di chi fa parte del suo database (albergatori e ristoratori insomma) non è affatto una novità. Come non lo sono i problemi che il Sig. Peschiera ha elencato con franchezza e con quella dose di ironia che tiene sempre alta l'attenzione... Con me ha funzionato...
Per cui non poteva mancare la risposta maleducata alle questioni sollevate (insieme a qualche aggiunta...).

  1. Recensioni sì/recensioni no. Anche io consulto il portale (parlo del mio tempo libero, non del lavoro, al lavoro mi tocca consultarlo per forza...). Ma apro le recensioni solo per divertirmi leggendo le elucubrazioni di alcuni esaltati, per il resto mi limito ad usare la geolocalizzazione per capire se posso sperare in un pasto se sono in mezzo al nulla, oppure ci guardo le foto dei piatti o della struttura. Se i recensori danno più informazioni utili (servizi, distanze varie da conoscere, fotografie, ecc.) del sito web dell'albergo o del ristorante, allora è il caso di farsi una bella lavata di testa da soli... Resta il fatto che la recensione in sé non è un elemento "pesato". Tutti hanno lo stesso spazio, la stessa visibilità e lo stesso pubblico: persone equilibrate e non, persone esperte e persone che stanno bene solo a casa propria, con la pasta come la fa mamma ed il televisore grande come una specchiera del '700, persone che capiscono il valore ed il costo di una pietanza, o di un certo tipo di ospitalità, e persone che guardano al prezzo ma pretendono qualità e quantità non rapportabili a ciò che pagano. Se una persona di mia conoscenza mi dà la sua opinione, so da che bocca viene e come filtrarla. Ma i pareri di perfetti sconosciuti di cui ignoro usi, costumi e gusti, come li filtro? Dopo un paio di "sòle" anche i clienti giudicano inaffidabili certi metodi di classificazione...
  2. O forse 1/bis. Qual è il rapporto tra numero di recensioni e clienti effettivi? Anche ristoranti con migliaia di recensioni hanno un rapporto tra recensioni e coperti serviti veramente bassissimo nel tempo. Il solito albergo medio tipico italiano ha migliaia di arrivi a stagione a fronte di poche decine di recensioni, se va bene. O male, a seconda dei casi. Allora chi è che si prende la briga di scrivere e perché lo fa? Spirito di condivisione, mero protagonismo o stima eccessiva delle proprie doti di esperto di accoglienza o di ristorazione? Esiste un confine tra dare un suggerimento e diventare ispettori (non qualificati e non richiesti) di questa guida verde dagli standard non definiti? Se esiste, molti lo oltrepassano.
  3. Libertà di espressione, troppa. Sinceramente, per quanto mi gratifichi trovare un commento carino di chi ha apprezzato il mio lavoro, se dovesse servire ad impedire che si facciano i nomi del personale raccontando presunti aneddoti negativi, rinuncerei volentieri anche alle citazioni positive. Si mettono in piazza delle persone che neanche sono legittimate a difendersi, seppur chiamate in causa. I problemi non si risolvono con una recensione negativa. Ma soprattutto, i problemi che si possono risolvere durante la vacanza, o il pasto che sia, si possono discutere con chi di dovere nel momento stesso in cui si presentano. Non so se la webvendetta compensi del tutto l'insoddisfazione rimuginata e accumulata per la durata dei servizi acquistati...
  4. Vendetta, millantata, promessa e consumata. Specie quando non si accordano dei privilegi e si trova il modo di farla pagare. Sconti, "bis" di pietanze, bevande incluse, upgrade senza supplementi, ombrelloni in prima fila (mi sono appena disintossicata e già solo a scrivere quelle quattro parole ho avuto un brivido alla schiena), late check-out (il 14 di agosto magari... altro brivido) e chi più ne ha più ne metta. Come distinguere le vendette dai pareri disinteressati? Chiamando un aruspice per esaminare le viscere del gufo?
  5. Classifiche miste. Ne avevo parlato anche io, da qualche parte... Come può una gelateria o una camionetta di quello che a Roma chiamerebbero "lo zozzone" (a proposito, in più recensioni ho trovato citato quello di Porta Maggiore) stare nella stessa classifica di ristoranti e trattorie? E gli alberghi? Con che criterio si permette al primo recensore di scegliere la classificazione come "b&b e pensioni" se chiaramente è un hotel? Che senso ha? E com'è possibile che non si sia ancora trovato un metodo per non far "salire in vetta" i locali con 10 recensioni in tutto, tutte positive? Non è di certo giusto nei confronti di chi ha centinaia o migliaia di recensioni e non può avere più, fisiologicamente, una media altissima, oltre ad essere una pubblicità gratuita e fuorviante.
  6. Pallini cliccati a casaccio. "Ottimo": un pallino. "Da evitare": tre pallini. Signori... Non si può controllare cosa clicca l'utente al momento ma una letta dategliela, a questa recensione, e se non c'entra niente con il punteggio rispeditela al mittente... O meglio, visto che si assicurano controlli, leggetela meglio...
  7. E a proposito di controlli... Dilaga la piaga degli avvoltoi/operatori del marketing che assicurano di poter cancellare recensioni negative, ovviamente non gratis, oppure propongono l'acquisto di pacchetti di recensioni positive. Albergatori e ristoratori raccontano di aver ricevuto chiamate e proposte a riguardo, ma questo resta uno di quegli argomenti tabù di cui in realtà si bisbiglia privatamente tra operatori del settore e si tace in pubblico. Io credo che sia da questi avvoltoi che Tripadvisor si debba tutelare, non da chi critica il portale. Tra l'altro sembra che a volte sfuggano ai controlli anche registrazioni di strutture inesistenti da parte dei recensori. Un altro di quei tabù da bisbigliare al collega, ma di cui alcuni avrebbero prove documentate. 
  8. Ancora marketing. Le recensioni ed i dati delle strutture sono liberamente fruibili per proporre servizi ai titolari delle attività. Si diventa casi di studio nostro malgrado insomma, ignoti terzi ci possono studiare e contattare per risolvere i nostri problemi dall'esterno... Tutto questo gratis, per loro.
  9. Esserci o non esserci, questo è il problema. No, non è questo, perché non esserci non è contemplabile. Se scelgo di essere sull'elenco telefonico o meno, perché non posso scegliere se comparire su un portale al quale non mi sono iscritta io? Chissà se la visibilità che si guadagna supplisce ai problemi che può causare una web reputation non congruente alla reale situazione dell'attività... E se a qualcuno non importasse fare parte di questa rete, se volesse dissociarsi? Per ora può giusto dare fuoco al suo eventuale certificato di eccellenza, come qualcuno ha fatto in un video... Oppure unirsi ai gruppi  Facebook in cui ritrovarsi con persone contrarie al portale per le varie ragioni precedentemente discusse (uno su tutti: "Gufo? No, grazie").
Battute a parte, invece di sollevare il polverone sulle critiche, sarebbe utile riflettere su queste e migliorare il servizio. Va bene, in un certo senso la pubblicità sul portale è gratuita, ma perché un imprenditore dovrebbe essere interessato ad  acquistare della pubblicità su Tripadvisor, utilizzando una pagina in cui sono scritte delle affermazioni, nelle recensioni, che spesso non rappresentano lui né la sua azienda? 
Gira in rete, in questi giorni, un articolo sull'hotel "La Pace" di Pisa, che "esorcizza" le recensioni negative parlandone apertamente sul suo sito. O meglio, molti siti ripropongono questa storia. Un punto di debolezza si può trasformare in un'opportunità, ma soprattutto si può prendere spunto dai propri punti di debolezza per elaborare strategie di miglioramento e/o di diversificazione interna dell'offerta, come intelligentemente è stato fatto in questo caso. Resta il fatto che per capire i propri punti di debolezza basta fare della sana autocritica, incoraggiata dai pareri dei clienti, che non necessariamente devono finire online, ma questo dipende dalla singola persona e dal suo buon gusto... 
E un po' di autocritica fa bene a tutti: imprenditori, clienti e portali.... 

Maleducati ossequi

La Reception

P.S.
Vista la soddisfazione che mi ha dato inserire nella ricerca la parola "zozzone", devo indagare sul perché lui, quello di Porta Maggiore, che il mio stomaco ricorda con terrore, non è censito! Riposo, addio!!!

giovedì 3 dicembre 2015

Parity rate abolita - parte 1 “ Siediti lungo la riva del fiume easpetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico„. Ma dichi è il cadavere?

Potrei fingere di aver aspettato un po' di opinioni importanti prima di dare anche il mio modesto contributo, ma non mentirò: mi è mancato il giusto tempo per riflettere e scrivere... Comunque, ho avuto modo di dare un'occhiata a qualche articolo e di ascoltare qualche parere interessante nel frattempo (ormai si parla di mesi!!!)...

Perché il proverbio cinese come titolo del post?

Beh, perché dopo l'abolizione della parity rate, arrivata alla fine di una telenovela che sembrava senza fine (di cui ho parlato anche io), qualcuno aspetta sulla riva del fiume che passi il cadavere del suo nemico.

Ma di chi è questo cadavere? Ognuna delle parti in causa, le OTA (o OLTA che siano) e gli albergatori italiani, immagina di essere sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere dell'altra.
Mi permetto il mio consueto riassunto spiccio e poco raffinato. Sono già costretta ad essere troppo ingessata nella vita e nel mio lavoro.

"E' nullo ogni patto con il quale l'impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e qualsiasi altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa per il tramite di soggetti terzi, indipendentemente dalla legge regolatrice del contratto"

Questo il famigerato emendamento al ddl per il mercato e la concorrenza, approvato alla Camera il 6 ottobre 2015.
Quindi, niente più contatto diretto telefonico, volantinaggio e segnali di fumo per permettersi di proporre al cliente una tariffa più bassa di quella accordata alle OTA.

La loro risposta? Vesti stracciate (loro) e prefiche prezzolate di coloro che della disintermediazione non sanno che farsene (beati loro). Un funerale vecchio stile in piena regola.
E il barbaro assassinio della defunta? Un affronto, un'offesa all'onore dalla quale scaturisce folkloristicamente una maledizione verso l'Italia ed i suoi albergatori.

Ci sarà la guerra delle tariffe ed i margini di guadagno per gli hotel si abbasseranno!!!!!! In questo modo si discriminano i clienti (dei portali ovviamente)!!!!!!

Ah, e queste sarebbero novità?

Perché, finora nessuno si è accorto della guerra dei prezzi al ribasso?
Non ho mai assistito ad una lezione, una conferenza, un discorso senza che uscisse fuori che l'Italia è cara e i prezzi dei suoi alberghi sono fuori mercato. Al cliente interessa che percentuale della tariffa se ne va in tasse e nel lavoro dei dipendenti, che meritano un trattamento umano? No. Allora, si cerca di tenere il prezzo basso. Si utilizzano i canali di vendita online, le OTA si prendono una commissione di circa 1/5 della tariffa. Pubblicità salata, ma efficace. E poi, non vuoi essere elastico, concedendo una cancellazione all'ultimo minuto? E se la vendita non va, non vuoi acconsentire a quelle offertine ammiccanti nell'extranet, che portano l'investimento a più di 1/4 e meno di 1/3 della tariffa? Crepi l'avarizia, vai! Ma poi, dopo aver messo online la tua tua offerta, ti arriva l'intimazione del portalucolo di periferia, che non ha venduto una camera in tre anni, a rispettare la parity rate. Il cliente abituale prenota lì senza neanche chiamarti per chiederti lo stesso prezzo. Abbozzi.

Una, due, tre, quattro camere vendute (si parla di alberghi singoli di medie dimensioni, la piccola-media impresa turistica italiana, la maggioranza delle strutture che abbiamo in Italia insomma!!!). Potranno accontentarsi queste benedette OTA.
Invece no! Perché non basta che si venda al prezzo più basso un allotment minimo, no, vogliono tutte le camere al prezzo più basso. Non vendo io, non vendi tu, non importa se mi hai già ben pagato più di qualsiasi campagna online, sempre in relazione al guadagno per investimento...
Si può obiettare: ma nessuna campagna ti rende visibile ovunque, tradotto in tutte le lingue, ti dà assistenza a tutte le ore (su questo avrei qualcosa da ridire). Ok, ma tutto questo è pagato, non gratis. Se ho bisogno di essere visibile dove non arrivo da sola, sono io la prima a mettere un'offerta.
Con l'abolizione della parity rate, anche le OTA possono reinvestire la percentuale di commissioni in offerte, no?

Forse è dei loro margini di guadagno che si preoccupano, non certo di quelli degli alberghi. Come non si sono preoccupati mai della discriminazione dei clienti diretti, quelli sì che sono discriminati. Perché non ci si può permettere l'offerta ammiccante per tutti, checché i revenue masters ne dicano. Se qualcuno ti cancella all'ultimo secondo la stanza con l'offerta con arrivo il 14 agosto, devi sbrigarti a bloccarla, oppure come il cliente familiarizza con gli altri spiffera il prezzo e quelli montano una ghigliottina in direzione... Queste sono variabili non calcolate dai colossi dell'ospitalità, da chi può permettersi di fregarsene insomma, e da chi ha professato i voti perpetui al revenue ortodosso, solo b&b e brand reputation da web turista.

Dobbiamo aspettarci ritorsioni dalle OTA? Se non fossi cosciente di essere un'italiana in Italia, lancerei seriamente la proposta di blindare l'ospitalità italiana con un portale "made in Italy" per vendere solo "Italy"(già l'ho detto altrove, ancora la memoria funziona...) e solo lì. Chi viene in Italia deve usare quello. I cervelli ce li abbiamo (se non scappano tutti), purtroppo quello che ci manca è la coesione. Lo ripeto per l'ennesima volta, proprio noi siamo vittime consenzienti del "divide et impera". Ci dividiamo per paura che qualcuno nell'unione guadagni più di noi, poi arriva lo straniero e ci invade, ci compra e ci vende. Ed essendo potenzialmente un progetto grande, c'è sempre il rischio che ci finiscano le persone sbagliate dentro. Un po' come nella promoz.... meglio picchiarmi le mani va'!

Maleducati ossequi.

La Reception

P.S.
La seconda parte nel prossimo post... Veramente gli albergatori vedranno passare il cadavere delle OTA? E questa disintermediazione è davvero così disastrosa per le ultime?