Sono di rientro
dalla mia consueta sparizione stagionale. Ormai è un classico: mi
prefiggo di scrivere i miei commenti “a caldo”, ma finisco per
essere troppo coinvolta dagli avvenimenti stagionali, sempre nuovi
nel loro ripetersi, come i problemi, e quindi come al solito ho fatto
accumulare polvere virtuale sul mio blog. In compenso, ho cercato di
essere più presente sulla mia pagina facebook
https://www.facebook.com/maleducazioneturistica/
, dove però gli argomenti ed i toni sono più leggeri, come le
vignette che pubblico dopo qualche shock al lavoro!
Taglio corto e torno
all’argomento di cui volevo parlare: la pensione completa.
Prendo spunto da
questo articolo
https://www.hospitalitynews.it/in-morte-della-pensione-completa/
di Andrea d’Angelo scritto per hospitality news (il blog di
Teamwork) , comparso davanti ai miei occhi mentre tentavo di svuotare
il cervello dalla tensione della giornata su facebook – essendo
stato pubblicato il 14 agosto, chiunque lo abbia letto si trovava nel
pieno dell’esaurimento da Ferragosto-.
L’articolo è
stato più volte condiviso su vari gruppi facebook da semplici
lavoratori del turismo, consulenti e formatori che approvavano
l’analisi e le conclusioni alle quali l’autore era giunto.
Io lavoro prevalentemente in un
hotel stagionale, sul mare, il cui trattamento principale è proprio
quello, perlomeno nei mesi più “caldi” per temperatura o
tradizione. Ho spesso parlato delle tipiche situazioni che ci
troviamo ad affrontare noi che lavoriamo in questo genere di alberghi
(specie se non molto “di lusso”) e destinazioni (specie se in
fase di “stagnazione”, come prodotto). Altrettanto spesso ho
scherzato su aneddoti, richieste e situazioni che ci troviamo ad
affrontare, anche quando ci troviamo in seria difficoltà, lavorativa
o relazionale. Questo per far capire, soprattutto a chi mi legge per
la prima volta, qual è il punto di vista della persona che sta
scrivendo.
L’articolo del
d’Angelo inizia con il necrologio, che dà per per morta la
pensione completa e per morente la mezza pensione come modello di
business in generale (soprattutto per hotel con meno di cinquanta camere ed una gestione di tipo non familiare per la forza lavoro).
In seguito elenca i fattori che lo hanno fatto
giungere alla sua conclusione. Per comodità, perlomeno all’inizio,
proverò anche io ad utilizzare gli stessi fattori per la mia analisi
e, per non ammorbarvi con un unico post chilometrico, dividerò le
mie considerazioni in diversi post, cominciando da quello sulla
vendita.
A tra pochissimo.
Maleducati ossequi.
LaReception
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