mercoledì 8 marzo 2023

"Tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare". E il turismo balneare, nel mio caso.

Non mi ero resa conto di aver abbandonato questo spazio da due anni, ero convinta che ne fosse passato uno soltanto.

Ciò che abbiamo vissuto negli ultimi 36 mesi (tanto per utilizzare la più diffusa unità di misura dell'età dei bambini dichiarati all'atto della richiesta...) è stato incredibile sotto tutti i punti di vista. 

Mi ero ripromessa di condividere i miei pensieri prestagionali circa il 2021, invece mi sono trovata in un turbine di impegni familiari e lavorativi che non mi hanno dato il tempo e la lucidità necessari per scrivere qualcosa di buono.

Cosa pensavo? Che l'estate 2021 sarebbe stata un 2020 bis per i luoghi di mare, o anche di montagna e di turismo simile, ed ancora più stressante. Facile dirlo ora, ma così è stato. Perché, nonostante la paura della malattia, le persone avevano bisogno di svago ed aria buona. Certo, le restrizioni non hanno aiutato a fare dei grandissimi numeri - per chi le ha rispettate - , i più fragili non se la sono sentita di affrontare il rischio, il turismo di gruppo aveva ancora grandi limitazioni, per non parlare di quello internazionale che ha messo in ginocchio le nostre città d'arte, ma la stagione estiva ha permesso a molte imprese ricettive e della ristorazione di respirare, in tutti quei luoghi in cui i flussi turistici provengono dall'Italia e da paesi europei. 

Nel 2021 hanno iniziato ad accentuarsi i problemi legati al reperimento del personale. Certo, in molti non hanno chiamato da subito tutti i lavoratori necessari per un'occupazione regolare, pertanto immagino che si sia data la colpa al fatto che giustamente questi si siano trovati una sistemazione idonea e con una durata del contratto decente.

Poi è arrivato il 2022. Non parlerò della guerra, in questo post, ma in generale non parlerò delle conseguenze sui flussi turistici provenienti dalle aree coinvolte, lascio queste riflessioni agli esperti. Qualche riflessione la farò sull'accoglienza a medio (ed ancora in essere) termine nelle strutture ricettive.
Riparte tutto, con la stessa velocità alla quale si è interrotto tutto. Una pioggia di turisti ovunque. E il personale? Aiuto, non si trova!

Nessuno ha più voglia di lavorare? Ni.
Essendo nel limbo tra la salvaguardia dell'azienda e quella della mia salute mentale, soprattutto, non posso indossare una maschera di bronzo e affermare che il lavoro nell'ospitalità e nella ristorazione sia sempre desiderabilissimo, ben retribuito e ti permetta di avere una vita privata normale. Ma non posso neanche nascondere che si fatica a trovare qualcuno disposto a lavorare per uno stipendio legale e commisurato alle sue competenze, con orari giusti. La pretesa non è quella di un giusto trattamento umano ed economico: la pretesa è quella di uno stipendio alto senza responsabilità e con competenze scarse. La gavetta per i nuovi? Una bestemmia! L'impegno preso e la parola data? Sconosciute anche ai prossimi al pensionamento, ormai. 

Nonostante ciò ancora girano "offerte" di lavoro con stipendio da fame e sfruttamento dietro la "flessibilità" richiesta. 

Credo che inizierò questo nuovo ciclo parlando del lavoro. 

Maleducati ossequi.

LaReception